«#illavorodieducare»: nuovo appuntamento con le voci degli educatori. Il tema è il lavoro educativo: in cosa consiste? Quali sono gli obiettivi? Che ruolo ha nella nostra società? Un approfondimento per delineare i confini di un lavoro di cura multiforme chiamato ad adattarsi a un contesto in continua evoluzione.
L’educatore è chiamato a dare l’esempio, su come divertirsi, sull’impegno, la dedizione, la responsabilità: ha i tratti della vocazione la storia professionale di Dario Senes, convinto che questo sia un lavoro che offre le opportunità migliori proprio nel momento in cui educatore e educando trovano dei punti di contatto, nelle passioni e negli interessi. Ed è proprio su questo spazio di condivisione, infatti, che sono nati la band di musica inclusiva The Strangers e gli altri progetti musicali di Futura.
Questa rassegna di interviste e articoli ha l’obiettivo di essere un’occasione di riflessione e racconto. Chi desidera partecipare inviando commenti e riflessioni su quanto pubblichiamo o ha voglia di porre domande e interrogativi può scriverci a editoria@futuracoopsociale.it
~°~
Dario Senes è educatore professionale e dal 2020 membro del Consiglio di Amministrazione della cooperativa sociale Futura. Ha lavorato nell’ambito di psichiatria, disabilità e accoglienza migranti. Attualmente si occupa di psichiatria e attività musicali con la band inclusiva The Strangers, la cantante Marilù, hip-hop col rapper Phil G, il progetto Stoner Rock 9Pills. Pratica meditazione da vent’anni e frequenta il master universitario “Meditazione e neuroscienze” e un corso per istruttore di mindfulness.
Qual è la definizione “ufficiale” di educatore e come interpreti tu questo mestiere?
Ci hanno insegnato che il ruolo dell’educatore richiama un po’ la maieutica di Socrate: aiutare le persone a portare al mondo quello che hanno da dare, quindi non proiettare su esse la nostra visione, ma soltanto facilitare e stimolare il loro personale processo di crescita. A me questa definizione di educatore, al servizio dell’autonomia e dell’auto-realizzazione, delle persone piace molto, non cambierei una virgola alla teoria, le difficoltà tanto poi arrivano con la pratica!
Quale percorso di vita ti ha portato a fare questo lavoro? Perché l’hai scelto?
Direi che è stato più che altro questo lavoro a scegliere me! Nel 2006 mi sono laureato in scienze politiche, un percorso di studi in cui non credevo più di tanto e che non ha molto a che vedere con quello che faccio oggi, poi ho vagabondato per qualche anno inseguendo la mia passione per la musica e la meditazione. Quando nel 2011 sono tornato a San Vito dopo 3 anni in Spagna cercavo solo un impiego per mantenermi fintanto che non mi fossi rimesso in movimento, ora sono 10 anni che faccio questo mestiere: so fare tante cose, ma non riesco a immaginarmi in nessun altro tipo di impiego. Se mi chiedi se sento una vocazione per questo ruolo non ho dubbi a risponderti di sì.
Abbiamo espresso una nostra visione di questo ruolo: un educatore che si mette in gioco e dà l’esempio sul divertirsi e divertire, ma anche sull’impegno, la dedizione, la responsabilità verso i compagni.
– Dario Senes, educatore professionale e membro CdA di Futura
Quali sono le attività che svolgi nel tuo lavoro quotidiano?
Mi piace pensare che questo lavoro funzioni al meglio nel momento in cui le attività facciano convergere le passioni dell’educatore con quelle dell’educando, per questo negli anni abbiamo realizzato un sacco di iniziative che riflettono i miei personali campi di interesse: musica, viaggi, natura, e ora anche meditazione. In realtà poi c’è tutta una parte di programmazione e verifica che non è così divertente, ma ci permette di lavorare con criteri di scientificità e in accordo coi servizi, e che è fondamentale.
L’aspetto più creativo credo inizi proprio quando si riesce a entrare in sintonia con la persona e costruire qualcosa insieme che realizza entrambi. Un esempio calzante è Tommi: dopo un paio d’anni che ci vedevamo due volte alla settimana per fare un giro o mangiare una pizza mi sono reso conto che Tommi moriva dalla voglia di cantare tutti quei pezzi che sapeva a memoria fin dall’adolescenza, e io guarda caso ero un chitarrista… Abbiamo deciso di coinvolgere il mio collega bassista, Roberto Censoni, per partecipare al cooperock (ndr manifestazione sportiva e musicale organizzata da Futura fino al 2016). Da lì hanno preso forma gli Strangers, un’esperienza che negli anni ha coinvolto molte altre persone: colleghi, utenti, simpatizzanti. C’è chi c’è stato dall’inizio, chi ha solo suonato per un periodo o chi è venuto a vedere un paio di concerti, ma credo che a tutti abbia lasciato qualcosa.
Mi piace pensare che questo lavoro funzioni al meglio nel momento in cui le attività facciano convergere le passioni dell’educatore con quelle dell’educando.
– Dario Senes, educatore professionale e membro CdA di Futura
Penso che con questo modo di realizzare un contesto educativo su misura delle potenzialità e passioni non solo della persona, ma anche dell’educatore, abbiamo espresso una nostra visione di questo ruolo: un educatore che si mette in gioco e dà l’esempio sul divertirsi e divertire, ma anche sull’impegno, la dedizione, la responsabilità verso i compagni.
Quali sono gli elementi del tuo lavoro che ti fanno capire che stai lavorando bene?
Come dicevo abbiamo preparato una serie di documenti che ci permettono di monitorare in maniera oggettiva e scientifica l’andamento rispetto all’autonomia e alla qualità di vita delle persone che seguiamo. Quello che ci dicono il nostro buon senso o le nostre impressioni è importante, ma solo se confrontato con dei dati di realtà.
Ti chiedi mai quanto è “visibile” il lavoro dell’educatore?
Certamente ce lo chiediamo, ma devo dire che le risposte non mancano di arrivare. In genere i primi a rendersi conto se stiamo facendo un buon lavoro sono le famiglie, poi ci arriva il ritorno dei servizi. Per quanto riguarda i nostri colleghi e familiari ho sempre percepito rispetto e sostegno per gran parte delle nostre iniziative.
I mestieri basati sulla relazione riguardano una sfera talmente connaturata all’essere umano che neanche la rivoluzione digitale o i social network possono cambiarne la sostanza.
– Dario Senes, educatore professionale e membro CdA di Futura
C’è chi sostiene che i mestieri che si occupano della relazione saranno quelli che meglio di altri reggeranno le grandi trasformazioni digitali che ci aspettano in futuro: sei d’accordo?
Molto: i mestieri basati sulla relazione riguardano una sfera talmente connaturata all’essere umano che neanche la rivoluzione digitale o i social network possono cambiarne la sostanza. Inoltre quest’anno di emergenza sanitaria ci ha insegnato che molte cose che pensavamo si potessero fare solo in presenza in realtà danno ottimi risultati anche se realizzate in videoconferenza. La sfida più grande però è sicuramente lavorare coi giovani e rimanere al passo coi tempi in un’epoca in cui essere delle rockstar è roba da boomer!
Leggi le altre interviste della rassegna #illavorodieducare:
– Karina Nieves: «Siamo chiamati a crescere noi per primi»
– Michele Ervoni: «L’educatore lotta per un mondo migliore»
– Julieta Iglesias: «Alla scoperta del potenziale delle persone»
– Marco De Sibio: «Il sogno è che la persona possa fare a meno di noi»
– Denise Zanussi: «Diamo una possibilità al potenziale di ogni persona»
– Manuele Boraso: «Mediatori di mondi»
Vuoi dare una mano?
Futura è un luogo di solidarietà al servizio della nostra comunità. Tutti possono aiutare e dare una mano alle persone più fragili. Puoi fare shopping sul nostro sito dei regali solidali oppure fare una donazione a favore dei Progetti inclusivi per la disabilità. Se sei un’azienda, puoi anche scegliere di affidarci un lavoro o sostenere la Fabbrica Solidale diventando partener. Dona ora: con il tuo contributo nessuno sarà più escluso.