«#illavorodieducare»: nuovo appuntamento con le voci degli educatori. Il tema è il lavoro educativo: in cosa consiste? quali sono gli obiettivi? che ruolo ha nella nostra società? Un approfondimento per delineare i confini di un lavoro di cura multiforme chiamato ad adattarsi a un contesto in continua evoluzione.
«L’educatore deve lottare per un mondo migliore»: non solo un mestiere, ma un’idea per cui impegnarsi con ogni aspetto della propria vita. È l’immagine dell’educatore professionale che emerge dalla nuova intervista della rassegna #illavorodieducare in cui Michele Ervoni, responsabile dei servizi alla persona di Futura, racconta tutto l’orgoglio di sentirsi un tassello fondamentale per il benessere di tante persone.
Questa rassegna di interviste e articoli ha l’obiettivo di essere un’occasione di riflessione e racconto. Chi desidera partecipare inviando commenti e riflessioni su quanto pubblichiamo o ha voglia di porre domande e interrogativi può scriverci a editoria@futuracoopsociale.it
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Michele Ervoni, è educatore professionale e responsabile dei servizi alla persona della cooperativa sociale Futura. Da dieci anni è membro del consiglio di amministrazione di Futura e da due mandati vicepresidente di Futura. È stato presidente dell’associazione sportiva e di promozione sociale OltreFutura e referente della squadra di calcio inclusiva Futura Football Rebelde con cui ha partecipato a diversi tornei regionali e manifestazioni sportive e dell’attività di escursionismo rimarcando come lo sport sia un importante strumento di inclusione.
Qual è la definizione “ufficiale” di educatore e come interpreti questo mestiere?
Una delle tante definizioni “ufficiali” di educatore è “chi per professione si interessa dei problemi socio pedagogici di persone in situazioni di svantaggio psicologico o sociale”. A me piace pensarci come una persona “che indossa l’abito” da educatore 24 ore su 24, non solamente durante le 7-8 ore di lavoro quotidiane. Una persona che rivendica con orgoglio il suo mestiere in ogni momento della giornata, che possiede senso critico e sa mettersi in discussione. L’educatore deve sapersi schierare, deve stare dalla parte dei più deboli e non deve lasciare indietro nessuno. Deve lottare per un mondo migliore.
L’educatore deve sapersi schierare, deve stare dalla parte dei più deboli e non deve lasciare indietro nessuno. Deve lottare per un mondo migliore.
– Michele Ervoni, responsabile servizi alla persona
Quale percorso di vita ti ha portato a fare questo lavoro?
Nel 1999 svolsi dieci mesi come obiettore di coscienza proprio presso la cooperativa sociale Futura, nella vecchia sede a San Vito al Tagliamento. Per me il mondo della cooperazione sociale era qualcosa di nuovo, un mondo da scoprire. L’impatto con questa realtà fu subito molto positivo, le persone presenti in cooperativa erano autentiche, genuine e trasmettevano una bellissima sensazione di benessere. Furono dieci mesi fondamentali per la mia vita, utili a farmi realizzare che quella era la scelta professionale da intraprendere. Il concetto di mettere in primo piano la persona mi piaceva e l’idea di far parte di questo ideale mi affascinava. Oggi sono ormai diciotto anni che lavoro a Futura, un percorso di vita che quando mi fermo a pensarci… beh mi sento una persona felice.
Il concetto di mettere in primo piano la persona mi piaceva e l’idea di far parte di questo ideale mi affascinava.
– Michele Ervoni, vicepresidente e responsabile dei servizi alla persona
Quali sono le attività che svolgi nel tuo lavoro quotidiano? Riesci a mantenere ugualmente un legame con la persona che ha bisogno di aiuto nonostante il tuo ruolo di responsabilità?
Nel corso degli anni ho svolto tante mansioni e nel frattempo la cooperativa è cresciuta sotto tanti punti di vista. Sono stato educatore, autista, coordinatore del centro diurno e oggi sono il Responsabile dei Servizi alla Persona, un ruolo nato non molto tempo fa e in linea con le nuove esigenze dovute alla crescita progressiva della cooperativa, sia in termini di servizi che economici. Inoltre, da una decina di anni faccio parte del Consiglio di Amministrazione e attualmente sono il vicepresidente di Futura. Una crescita professionale veloce che mi ha permesso di approfondire sempre più il mondo del sociale, scoprendo a 360 gradi questo universo. Futura nonostante questa crescita progressiva è riuscita, non senza poche difficoltà, a mantenere una dimensione nella quale le relazioni e i rapporti umani restano qualcosa di fondamentale.
Tornando alla mia figura, mi occupo di monitorare e raggiungere gli obiettivi prefissati, al fine di far crescere la cooperativa dal punto di vista dell’erogazione di servizi e conseguentemente del fatturato. Mi interfaccio costantemente con gli altri responsabili di settore e direzione per avere una visione completa dell’azienda, organizzo e partecipo periodicamente a riunioni di programmazione e collaboro a creare un clima organizzativo propositivo. Cerco sempre di dare risposte concrete alle esigenze degli utenti e ai loro famigliari, ma anche ai vari colleghi. Mantengo, inoltre, le relazioni con istituzioni e altri stakeholders al fine di consolidare e incrementare l’importanza di Futura sul territorio.
Ci tengo a ricordare che ogni giorno scopro e imparo cose nuove. Negli ultimi mesi ho dovuto far fronte, spesso in prima persona, all’emergenza epidemiologica. Il Covid-19, infatti, ha drasticamente destabilizzato il nostro lavoro quotidiano e di fronte alle tante incertezze bisogna cercare di restare lucidi e non farsi prendere dal panico al fine di prendere le decisioni più opportune.
Quando un genitore telefona per ringraziare il personale di Futura per “tutto quello che fa” per il proprio famigliare è un qualcosa di eccezionale. Significa che “siamo sulla strada giusta” e stiamo lavorando bene.
– Michele Ervoni, vicepresidente e responsabile dei servizi alla persona
Quali sono gli elementi del tuo lavoro che ti fanno capire che stai lavorando bene?
A Futura ogni giorno è diverso ed è proprio per questo motivo che gli elementi utili a capire se le cose stanno andando per il verso giusto sono molteplici. In cooperativa uno degli obiettivi principali è quello di creare benessere e le persone che beneficiano dei nostri servizi vedo che “stanno bene”. Questo vale sia per chi ci conosce da tanti anni, che per le persone entrate in contatto con noi più recentemente. Inoltre, il clima fra gli operatori è piuttosto buono e lo è sempre stato. Lavorare in un ambiente sereno, soprattutto in un contesto come questo, è fondamentale. Lo staff di educatori e assistenti è competente, motivato e qualificato e offre un servizio di qualità. Quando un genitore telefona per ringraziare il personale di Futura per “tutto quello che fa” per il proprio famigliare è sempre qualcosa di emozionante, una sensazione unica. Significa che “siamo sulla strada giusta” e stiamo lavorando bene.
Ti chiedi mai quanto sia “visibile” il lavoro dell’educatore? Quanto è compreso da chi ti circonda?
Nel nostro contesto il ruolo dell’educatore è un tassello fondamentale. Siamo un vero e proprio punto di riferimento per gli utenti e le loro famiglie, per le istituzioni e il territorio. Tuttavia, credo che a volte forse dovremmo essere maggiormente coinvolti dalle istituzioni in alcuni aspetti decisionali visto che siamo i professionisti sul campo e certe situazioni le conosciamo meglio di chiunque altro.
L’educatore oggi dev’essere camaleontico, sapersi adattare ai cambiamenti cercando di mantenere vivi i propri principi. Una sfida epocale, ma dalla quale nessuno di noi si può tirare indietro.
– Michele Ervoni, vicepresidente e responsabile dei servizi alla persona
C’è chi sostiene che i mestieri che si occupano della relazione saranno quelli che meglio di altri reggeranno le grandi trasformazioni digitali che ci aspettano in futuro: cosa cambierà, secondo te, nel lavoro di educare e cosa vorresti vedere in futuro per il lavoro dell’educatore?
E’ una domanda davvero difficile. Viviamo in un periodo di grandi trasformazioni, la società sta cambiando velocemente e di conseguenza anche i bisogni delle persone sono diversi rispetto a quelli di cinque anni fa. In tutto questo l’educatore deve essere camaleontico, deve sapersi adattare ai cambiamenti cercando di mantenere vivi i propri principi. Una sfida epocale ma dalla quale non ci si può tirare indietro.
Leggi le altre interviste della rassegna #illavorodieducare:
– Julieta Iglesias: «Alla scoperta del potenziale delle persone»
– Marco De Sibio: «Il sogno è che la persona possa fare a meno di noi»
– Denise Zanussi: «Diamo una possibilità al potenziale di ogni persona»
– Manuele Boraso: «Mediatori di mondi»
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