Sei volte campione nazionale di nuoto pinnato, sei volte primo tra i primi. Nonostante lui sia dalla nascita in sedia a rotelle. Una vittoria che sicuramente vale doppio quella di Davide Franceschetti, classe 1991, di Cordovado (Pn) dove vive con la sua famiglia.

La gara che gli ha conferito il sesto titolo italiano è dello scorso 2 giugno e si è svolta al lago Paker, proprio a Cordovado, un torneo regionale valido per il campionato nazionale di nuoto pinnato – 800 metri. A differenza delle aspettative, però, non si tratta di una categoria per atleti con handicap fisici come Davide, bensì per normodotati. Un primo posto, quindi, che vale doppio, e che si affianca ad altri 5 titoli italiani, 14 regionali e una vittoria in un torneo europeo.

Davide com’è possibile arrivare a questi risultati partendo da uno svantaggio?
In realtà, per me il nuoto non è solo un hobby o uno sport, è una terapia. È stata la mia terapia, quello che mi ha permesso di evitare operazioni e altri trattamenti. Io sono tetraplegico, praticamente non muovo le gambe e sono in carrozzina dalla nascita. Da piccolo facevo terapia per le gambe e avrei dovuto fare delle operazioni molto invasive e complesse. Ho iniziato a fare nuoto in prima elementare, come tutti i bambini nella vasca piccola, ma dopo una settimana si sono accorti della mia predisposizione all’acqua e mi hanno mandato nella piscina degli adulti. Da quella volta ho sempre continuato a fare nuoto e non ho più dovuto fare né terapie, né interventi. Il nuoto è stato la mia medicina.

Come sei arrivato al nuoto pinnato?
Ho conosciuto Franco Popaiz e la Pinna Sub nel 2000 (n.d.r. quando si dice le coincidenze: Franco Popaiz è stato uno dei soci-fondatori di Futura): quando mi ha visto in piscina ha capito subito che ero pronto per fare gare: involontariamente, e pensando solo alla mia salute, avevo fatto 6 anni di allenamenti. Ero pronto e alla mia prima gara ho vinto 2 ori. Per anni ho fatto nuoto agonistico, al pinnato ci sono arrivato in seguito e dopo un brutto periodo di depressione, anche non avrei mai pensato poterlo fare perché praticamente non muovo le gambe. È stato un momento molto difficile per me, me ne ero andato dalla squadra, non stavo bene, facevo fatica ad accettare la mia situazione. Per fortuna Franco mi ha aspettato, ha avuto pazienza. Quando mi sono rifatto vivo, però, la squadra di nuoto agonistico non c’era più e quindi ho dovuto provare: ho messo le pinne. E da lì non ho più smesso.

Perché partecipi in una categoria per normodotati?
Non esiste un nuoto pinnato per persone con un handicap come il mio, ma è anche vero che nel regolamento non c’è scritto che io debba muovere le gambe. Bisogna solo usare le pinne. E così è stato: alla prima gara, fra l’altro sempre a Cordovado, ho vinto il mio primo oro nel campionato italiano. E mi ero anche preparato in fretta.
Sono la prima persona in sedia a rotelle a nuotare con le pinne: stiamo anche aspettando che il Guiness dei Primati accetti la mia richiesta.

Ma cosa rappresenta il nuoto per te?
È prima di tutto la mia salute. È anche un modo per sfogarmi, per stare in compagnia, con la squadra della Pinna Sub. L’emozione più grande di una gara, poi, è sentire la tua stessa squadra che ti incita e tifa per te, per me l’importante non è vincere ma partecipare se poi vinco tanto meglio porto gloria alla società.

Hai altri sogni da realizzare riguardo al nuoto?
Beh, la mia carriera sarà davvero completa quando parteciperò alle para-olimpiadi, cosa che tra l’altro sto cercando di fare e sono già a buon punto. Vorrei anche diventare allenatore per trasmettere la mia passione ai bambini e agli adulti che vogliono imparare questa &dquo;disciplina” e non intenderla solo come sport.

E oltre al nuoto?
Oltre al nuoto, lavoro. Ho iniziato un’esperienza lavorativa qui a Futura. Devo dire che mi trovo molto bene: è una realtà che mi obbliga a confrontarmi con delle mie difficoltà, e questo non è facile, ma allo stesso tempo mi consente di migliorare il mio carattere, me stesso. Ho imparato a conoscere nuove realtà della disabilità, persone che comunque sento vicine, alla mano. Mi stanno facendo capire come nonostante io abbia meno problemi di tanti altri, ancora non sono riuscito ad accettarli pienamente. Vedo, invece, altri che ci sono riusciti e, con mia sorpresa, come si sentono liberi, nonostante tutto. Futura mi sta aiutando ad andare avanti nel mio percorso di crescita

Ci sono altre passioni nella tua vita?
Devo dire che ho molte passioni. Ho fatto tiro con l’arco per tre anni vincendo anche il primo posto agli italiani di caccia 3D, purtroppo ho dovuto mollarlo perché per le mie condizioni fisiche non potevo più farlo. E poi amo scrivere, in particolare adoro il genere fantasy: ho già pubblicato un libro e adesso vorrei provare con un secondo.

E cosa sogni per il tuo futuro?
Quello che sognano tutti, di andare a vivere da solo, magari con la ragazza che sto frequentando ora, o magari anche all’estero, perché no? Non mi spaventa e sono convinto che sia importante che io mi sleghi dalla mia famiglia d’origine, che io non sia più dipendente da loro per trovare la mia serenità.

Paolo Belluzzo
paolobelluzzo@futuracoopsociale.it