L'”avventura” dell’inclusione lavorativa delle persone disabili e svantaggiate, sul nostro territorio, inizia intorno agli anni ’80, ma ha modo di svilupparsi e fiorire veramente dal 1991 in poi, anno in cui nasce una delle principali Leggi nazionali per le cooperative sociali, ossia la n. 381, che regola l’esistenza delle medesime. Oltre a diventare nel tempo un “polmone” per il Terzo Settore, la cooperazione sociale ha permesso la diffusione di una cultura in cui anche la persona disabile, con le sue potenzialità, poteva diventare in qualche modo produttiva, essere remunerata ed essere in questo modo “parte attiva della vita di una comunità”. Ed era proprio in quel contesto storico che nasceva anche la cooperativa sociale Futura (1989), avente come scopo principale nella Mission l’inserimento lavorativo delle persone “diversamente abili e svantaggiate”.
D’allora è passato del tempo. Una miriade di Leggi sono uscite e cambiate. La cooperativa è cresciuta tantissimo e insieme a lei le possibilità occupazionali per molte persone. E tutt’oggi si raggiungono nuovi e più grandi risultati su questo frangente, nonostante crisi e difficoltà.
Ci fa un gran piacere riportare il più recente e significativo, grazie in particolar modo all’art. 14 della L. 68/99: a fine luglio 2022, ben 6 persone “diversamente abili” sono state assunte dalla cooperativa Futura per lavorare all’interno dello stabilimento di Porcia della grande multinazionale Electrolux Italia S.p.A, in convenzione con l’azienda stessa e la Regione FVG.
Un enorme traguardo! Prima di questa convenzione si erano attivate altre convenzioni in art. 14, ma tutte con l’inserimento di un singolo.
Ma come si è giunti a tutti questi successi?
Lo abbiamo chiesto a Manuele Boraso, responsabile degli inserimenti lavorativi e risorse umane esterne presso la cooperativa.
Inclusione lavorativa significa essere consapevoli di lavorare con persone, aventi dei deficit di varia natura, ma che sono, comunque, in grado di sostenere un lavoro e di dare il loro contributo adeguato. Secondo te, Manuele, questa consapevolezza quanto si sta divulgando nella nostra cultura?
Se andiamo a ripassare un po’ la storia degli ultimi 40 anni dobbiamo dire che la consapevolezza della necessità e dei vantaggi dell’inclusione lavorativa è aumentata grazie alle leggi nazionali e regionali che l’hanno favorita e incentivata. E non è un azzardo dire che le leggi sono il frutto di una maturazione culturale di un popolo, secondo me, nonostante a volte sembri che in alcuni periodi storici si facciano due passi in avanti e in altri uno indietro. Ma ad esempio la legge 381 del 1991 è una pietra miliare perché ha favorito lo sviluppo delle cooperative sociali come organi non profit vitali, concreti e riconosciuti per realizzare il sogno di una più diffusa integrazione lavorativa di persone che prima non avevano altra prospettiva, in età adulta, che stare a casa o in centri assistenziali.
Ma molte altre leggi sono arrivate poi per sostenere ancora meglio le politiche attive del lavoro (come non citare la L.68 del 1999 che regola l’obbligo di assunzione per le aziende profit sopra i 15 assunti). Ad oggi io vedo che grazie all’impegno diretto della cooperazione sociale, in collaborazione con gli Enti preposti, il mondo del lavoro è più sensibile e aperto alla possibilità di accogliere le persone se adeguatamente e professionalmente accompagnate. L’importante è far capire alle aziende, soprattutto del profit, che non sono sole nel percorso di inserimento.
Qual è la differenza fra inclusione sociale e integrazione?
Caspita che domanda difficile! Ho cercato un po’, partendo dalla Treccani che dice: “L’integrazione sociale è uno stato della società in cui tutte le sue parti sono saldamente collegate tra loro e formano una totalità delimitata rispetto all’esterno”.
Mentre: “inclusióne [Der. del lat. Inclusio -onis, “atto ed effetto dell’includere”, dal part. pass. inclusus di includere “comprendere”, comp. di in- e claudere “chiudere”] sembrerebbe più l’iniziativa di qualcuno che si attiva per includere chi è svantaggiato.
Questa definizione mi sembra più vicina a noi:
L’integrazione mette fisicamente insieme le persone, ma non sempre concede le stesse possibilità di essere, fare e desiderare. L’inclusione, invece, permette a tutti, indistintamente, in qualsiasi luogo, in qualsiasi tempo e in qualsiasi situazione di essere cittadini e cittadine attivi e partecipi a tutti gli effetti.
Ma al di là dell’origine dei termini, ciò che conta è la sostanza: che i soggetti in gioco si attivino con l’obiettivo di far sentire la persona svantaggiata “parte attiva, partecipe, protagonista” della vita di una comunità. Facendo in modo che anche la persona svantaggiata sia promotore attivo di inclusione e socialità per altri!
L’inclusione lavorativa e sociale delle persone con disabilità e/o svantaggiate è motivo principale per cui Futura Cooperativa Sociale esiste da oltre trent’anni. Secondo te, Manuele, ha sempre avuto modo di svolgere egregiamente la propria Mission?
Domanda da un milione di dollari: dovrebbe essere un esterno a giudicare 30 anni di lavoro della Cooperativa Sociale Futura! Io sono di parte, e naturalmente ti dico che conoscendo la storia e le persone che sono state e sono tutt’ora parte di Futura credo che con fatica, passione, amore e competenza abbiamo dato e continuiamo a dare il massimo. Poi bisogna dire che nell’ambito dell’inserimento lavorativo i successi non dipendono solo da fattori interni: alti e bassi sono dovuti anche alle problematiche del mondo del lavoro e alle caratteristiche delle aziende con cui siamo riusciti a collaborare. Poi bisogna incastrare le richieste delle aziende con cui collaboriamo con le caratteristiche delle persone di cui ci prendiamo cura: noi non siamo mai stati qui per scegliere “solo i migliori”, ma per dare continuità a tutti, soprattutto ai più deboli. Non ci sono formule magiche o certezze, solo testa e cuore, impegno e spesso generosità: questo ci ha permesso di non lasciare a terra nessuno, anche nei momenti più duri dovuti alle crisi, al covid, agli improvvisi cali di commesse o forniture di questi anni.
Quali sono state le Leggi principali che hanno permesso alla cooperativa di compiere concretamente la propria Mission?
Ce ne sono tante, sia a livello nazionale che a livello regionale. Farò un accenno alle più importanti per me. Come anticipavo prima, la Legge 381 del 1991 è una legge fondamentale, che definisce che cos’è una cooperativa sociale; determina la differenza tra una cooperativa di servizi alla persona (tipo A) e una cooperativa di inserimento lavorativo (Tipo B); questa legge descrive i criteri per cui una cooperativa possa ritenersi sociale e onlus, con una percentuale minima di soci lavoratori svantaggiati sul totale degli assunti (30%), e determina gli sgravi fiscali e gli incentivi per lo scopo sociale della stessa. La Legge 68 del 1999 invece ha come finalità la promozione dell’inserimento e della integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato. Questa legge introduce anche un obbligo per le aziende (tutte), che abbiano dai 15 dipendenti in su, di assumere una quota proporzionale di personale diversamente abili certificate.
In particolare l’Articolo 14 all’interno della legge 68 è molto interessante per noi in questi ultimi anni: il datore di lavoro privato per adempiere all’obbligo di cui alla legge 68/99 può affidare una commessa di lavoro a cooperative sociali di tipo b, che assumono la/le persone disabili al suo posto: in questo caso le persone possono lavorare all’interno della cooperativa o all’interno dell’azienda. Noi da 5 anni a questa parte abbiamo avviato ben 4 convenzioni in Art.14 con le aziende del territorio grazie a questa legge. Ci sono molte altre leggi e decreti sull’inserimento lavorativo, ma dovrei scrivere un libro…
Da poco Futura ha avviato un rapporto di collaborazione con l’Azienda Electrolux Italia S.p.A., sempre nell’intento dell’inclusione lavorativa.
Di quale progetto si tratta di preciso?
Sì, è un evento davvero importante e riguarda proprio l’art. 14 della L. 68/99 di cui ti dicevo sopra: a fine luglio 6 persone con certificazione L. 68 sono state assunte dalla cooperativa Futura per lavorare all’interno dello stabilimento di Porcia della multinazionale Electrolux Italia S.p.A., in convenzione tripartita con l’azienda stessa e la Regione FVG. Il rapporto è stato stipulato per 2 anni rinnovabili a scadenza.
È la prima volta che Futura lavora in convenzione all’interno di una grande azienda ed è la prima con un numero così grande di inserimenti, visto che fin ora abbiamo sempre trattato convenzioni con assunzione di una singola persona. È stato un grande risultato per la Cooperativa che (soprattutto grazie a Ilaria Miniutti la nostra resp. commerciale) ha costruito il rapporto passo dopo passo con questa grande multinazionale e per me è oggi un’esperienza avvincente ed emozionante ogni volta che vado là a far visita ai nostri dipendenti per monitorarne l’andamento. Ora infatti il lavoro per noi cruciale è quello di fare da accompagnatori, coordinatori e facilitatori della comunicazione tra i nuovi assunti e le esigenze produttive dell’azienda.
Quali sono gli Enti pubblici in Regione FVG, che regolano l’inserimento lavorativo e con cui la cooperativa collabora da sempre?
A quali di questi Enti Pubblici la persona interessata (o chi per essa) si deve rivolgere per primo per attivare un inserimento lavorativo?
Futura lavora da sempre con tutti i Servizi ed Enti. Negli anni abbiamo effettuato inserimenti, tirocinii lavorativi, borse lavoro e progetti di Lavori di Pubblica Utilità includendo persone provenienti da tutti i servizi dell’ASFO (Salute mentale, Disabilità con il Sil, Dipendenze con il Serd), con i Servizi Sociali dell’Ambito Sanvitese, con i Tribunali di Udine e Pordenone.
Per poter accedere ai nostri servizi di inserimento lavorativo è necessario rivolgersi al proprio servizio di riferimento, che può decidere di aprire una convenzione con la cooperativa, previa disponibilità e verifica della compatibilità tra le caratteristiche del lavoro e gli obiettivi per l’utente. Per chi è iscritto alle liste della certificazione L. 68 è possibile rivolgersi al Collocamento Mirato, organo della Regione che è specificamente incaricato ad accompagnare e incentivare la ricerca di lavoro per le persone con disabilità/invalidità o appartenenti a categorie particolari e protette.
Quali nuovi strumenti mette a disposizione l’Agenda ONU 2030 in materia di inclusione lavorativa per raggiungere quali obiettivi?
All’interno dell’Obiettivo sostenibile n.8 intitolato “Lavoro dignitoso e crescita economica”, si legge: “Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti: garantire entro il 2030 un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per donne e uomini, comprese le persone con disabilità, e un’equa remunerazione”.
L’obiettivo è nobile e ambizioso, e si declina in questi punti:
8.1: Sostenere la crescita economica pro capite in conformità alle condizioni nazionali, e in particolare una crescita annua almeno del 7% del prodotto interno lordo nei paesi in via di sviluppo.
8.2: Raggiungere standard più alti di produttività economica attraverso la diversificazione, il progresso tecnologico e l’innovazione, anche con particolare attenzione all’alto valore aggiunto e ai settori ad elevata intensità di lavoro.
8.3: Promuovere politiche orientate allo sviluppo, che supportino le attività produttive, la creazione di posti di lavoro dignitosi, l’imprenditoria, la creatività e l’innovazione, e che incoraggino la formalizzazione e la crescita delle piccole-medie imprese, anche attraverso l’accesso a servizi finanziari
8.4: Migliorare progressivamente, entro il 2030, l’efficienza globale nel consumo e nella produzione di risorse e tentare di scollegare la crescita economica dalla degradazione ambientale, conformemente al Quadro decennale di programmi relativi alla produzione e al consumo sostenibile, con i paesi più sviluppati in prima linea.
8.5: Garantire entro il 2030 un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per donne e uomini, compresi i giovani e le persone con disabilità, e un’equa remunerazione per lavori di equo valore.
8.6: Ridurre entro il 2030 la quota di giovani disoccupati e al di fuori di ogni ciclo di studio o formazione.
8.7: Prendere provvedimenti immediati ed effettivi per sradicare il lavoro forzato, porre fine alla schiavitù moderna e alla tratta di esseri umani e garantire la proibizione ed eliminazione delle peggiori forme di lavoro minorile, compreso il reclutamento e l’impiego dei bambini soldato, nonché porre fine entro il 2025 al lavoro minorile in ogni sua forma.
8.8: Proteggere il diritto al lavoro e promuovere un ambiente lavorativo sano e sicuro per tutti i lavoratori, inclusi gli immigrati, in particolare le donne, e i precari.
8.9: Concepire e implementare entro il 2030 politiche per favorire un turismo sostenibile che crei lavoro e promuova la cultura e i prodotti locali.
8.10: Rafforzare la capacità degli istituti finanziari interni per incoraggiare e aumentare l’utilizzo di servizi bancari, assicurativi e finanziari per tutti.
8.a: Aumentare il supporto dell’aiuto per il commercio per i paesi in via di sviluppo, in particolare i meno sviluppati, anche tramite il Quadro Integrato Rafforzato per l’assistenza tecnica legata agli scambi dei paesi meno sviluppati.
8.b: Sviluppare e rendere operativa entro il 2020 una strategia globale per l’occupazione giovanile e implementare il Patto Globale per l’Occupazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro.
Mi sembra un programma ambizioso e impegnativo ma con l’ottimismo che caratterizza la nostra storia ti dico: molti di questi obiettivi, a piccoli passi, Futura li realizza ogni giorno!
Paolo Belluzzo
paolobelluzzo@futuracoopsociale.it