La libertà è il tema del prossimo spettacolo teatrale della compagnia Handy Days di Futura guidata dall’educatrice Sara Mattei. L’idea è nata durante il viaggio su Nave Italia, il brigantino della Marina Militare Italiana, e ha preso forma durante la pandemia. Tra gli autori Haik, un giovane utente che non frequenta più il centro semiresidenziale dal lockdown dell’anno scorso.
Intervista ideata e raccolta da Marco Zago | Intro di Francesca Benvenuto

Il prossimo spettacolo di teatro di Futura parlerà di libertà. Non è un caso che, dopo un anno di pandemia, il tema scelto dalla compagnia teatrale Handy Days della cooperativa sociale sanvitese sia proprio il bisogno di liberarsi dalle costrizioni: quelle legate al Covid, ma anche i limiti fisici e dell’ambiente circostante e, ancora di più, le catene che ognuno si porta dentro.  «Stiamo “indagando” il concetto di libertà già da alcuni anni – spiega Sara Mattei, responsabile del laboratorio espressivo-teatrale – e nel prossimo spettacolo intendiamo proprio parlare di questo valore. Lo stiamo facendo attraverso la metafora del viaggio in mare e tre personaggi che sono in realtà tre archetipi: il pirata, il marinaio e il pescatore. Intorno a questi elementi ruotano le varie prove, le coreografie, gli esercizi di propedeutica teatrale».

Stiamo indagando il concetto di libertà attraverso la metafora del viaggio in mare e tre personaggi che sono in realtà tre archetipi: il pirata, il marinaio e il pescatore. Intorno a questi elementi ruotano le varie prove, le coreografie, gli esercizi di propedeutica teatrale.
– Sara Mattei, responsabile laboratorio espressivo-teatrale 

L’idea, infatti, è nata durante l’ultima esperienza di turismo sociale: il viaggio di un gruppo di utenti accompagnati da educatori e volontari su Nave Italia, il brigantino più grande del mondo messo a disposizione dalla Fondazione Tender to Nave Italia della Marina Militare Italiana e dallo Yacht Club Italiano. «Lavorare con questa metafora – spiega ancora Sara Mattei – ci ha permesso di collegare il laboratorio teatrale alla bellissima esperienza di turismo sociale con Nave Italia di due anni fa e di continuare a portare avanti il senso di quel progetto. Alcuni di noi, infatti, hanno sperimentato un senso di libertà profondo attraverso l’avventura di un vero viaggio in mare con una nave a vela. Non abbiamo ancora un titolo definitivo per il nuovo spettacolo ma sicuramente emergerà durante il nostro entusiasmante percorso».

Lo spettacolo “Vado a Vivere da Me”, messo in scena nel 2014 sul tema dell’autonomia abitativa, era già collegato al bisogno di superare i limiti. La pressione e le costrizioni dell’ultimo anno hanno fatto emergere, in modo ancora più forte, questo desiderio di libertà superando, però, l’idea che le cause siano solo ostacoli fisici o ambientali. Il più delle volte, per liberarsi bisogna imparare a sentirsi liberi di essere se stessi nonostante quello che accade perché, come ricorda Sara Mattei, due sono le regole: non c’è un giusto o sbagliato e non giudicare ciò che fa l’altro. E questo vale per il teatro, e anche nella vita.

Durante la bellissima esperienza con Nave Italia, alcuni di noi hanno sperimentato un senso di libertà profondo attraverso l’avventura di un vero viaggio in mare con una nave a vela.
– Sara Mattei, responsabile laboratorio espressivo-teatrale 

Come è nata l’idea?
L’idea di fare uno spettacolo che parli di libertà è nata diversi anni fa, dopo aver rappresentato l’ultimo nostro lavoro intitolato “Vado a vivere da me”, una commedia teatrale che parlava di autonomia abitativa. Il collegamento con il concetto di libertà è stato immediato. Ci siamo però presi un periodo “sabbatico” per poter svolgere con tranquillità le attività espressivo-teatrali, con la sola finalità di lavorare per il benessere psico-fisico ed emozionale. Questa pausa ci è servita anche per capire che volevamo provare nuove forme di teatro, in effetti il nuovo spettacolo vedrà insieme più linguaggi espressivi e non sarà più solo la messa in scena di parti di un copione. Tengo molto a sottolineare che le tre figure archetipiche nascono da un piccolo racconto inventato da Haik, un giovane ragazzo tetraplegico, che frequentava il centro semiresidenziale fino a prima dell’emergenza sanitaria da Covid. Ad Haik avevo chiesto di inventare una storia con ambientazione marina per il laboratorio teatrale, con l’intento di coinvolgerlo in qualche modo nel teatro. Haik è a casa dal primo lockdown ma voglio continuare a coinvolgerlo in qualche modo anche da casa.

Le figure del pirata, marinaio e pescatore nascono da un piccolo racconto inventato da Haik, un giovane ragazzo tetraplegico con una rara malattia neurodegenerativa, a cui avevo chiesto di inventare una storia con ambientazione marina. Haik è a casa dal primo lockdown ma voglio continuare a coinvolgerlo.
– Sara Mattei, responsabile laboratorio espressivo-teatrale 

Come fai a portare avanti questa attività di gruppo nonostante la pandemia?
Dopo un primo periodo di assestamento ho pensato di riorganizzare il laboratorio nell’arco della settimana per dare a tutti la possibilità di partecipare rispettando comunque tutte le misure di sicurezza come da protocollo anti-Covid. Quindi ora il laboratorio teatrale si svolge tre volte alla settimana, il martedì, il giovedì e il venerdì pomeriggio; in tal modo il grande gruppo è stato diviso in tre piccoli gruppi e questo ci permette di lavorare rispettando le distanze di sicurezza all’interno della sala teatro. In realtà quello che sembrava un cambiamento limitante ha dimostrato di avere in sé più benefici, poiché fare teatro con il piccolo gruppo permette di andare più a fondo nelle questioni, di fare una migliore osservazione e di lavorare con maggiore serenità.

Come stanno reagendo i partecipanti alla nuova proposta?
Molto bene! Tutti partecipano molto volentieri, manifestando spesso in maniera esplicita il proprio gradimento. Alcuni iniziano la settimana già chiedendomi conferma dell’incontro di teatro che magari è di venerdì. Il tema della libertà e la metafora del viaggio in mare con i tre personaggi/archetipi piacciono e stimolano moltissimo.

Quanto tempo ci vuole per realizzare uno spettacolo?
I tempi possono essere molto lunghi. Per fare un esempio l’ultimo spettacolo, rappresentato ormai nel 2014, è stato preparato in quasi 6 anni.

Come è nato il laboratorio teatrale a Futura?
Il laboratorio di teatro, che oggi più precisamente è chiamato laboratorio espressivo-teatrale, nasce praticamente insieme al centro diurno Punto Zero, alla fine del 1998. Futura aveva appena avviato il suo nuovo progetto di centro diurno nel luglio 1998, grazie al lavoro di progettazione e organizzazione mio e di Donatella, fresche del percorso con qualifica di animatore sociale. Nell’autunno dello stesso anno si presentò in cooperativa un volontario destinato a lasciare il segno, Roberto Mariutti, che ci propose di fare teatro e noi accogliemmo immediatamente l’opportunità. Roberto, personaggio eccentrico, aveva esperienze personali nel campo del teatro, cinema, radio e per alcuni anni fu il nostro regista, io e Donatella i suoi “braccio destro e sinistro”.

Abbiamo creato uno spazio preciso dove le persone potevano esprimersi liberamente, sperimentarsi e mettersi in gioco. Da subito il teatro è diventato un nostro “cavallo di battaglia.
– Sara Mattei, responsabile laboratorio espressivo-teatrale

Il laboratorio di teatro è stato subito accolto positivamente dal primo gruppo di 6 utenti e nel corso degli anni da tutte le persone giunte in cooperativa che hanno avuto la possibilità di sperimentarlo. Grazie anche al nostro percorso formativo di animatore sociale, noi educatrici avevamo in mano anche strumenti come il teatro spontaneo e il “teatro forum” (metodo del Teatro dell’oppresso nato in Brasile negli anni 60, “una forma di teatro che si offre come strumento di liberazione, personale e collettivo; che è d’incitamento alla creatività e che si stimola con l’emozione e con il divertimento”) che ci hanno permesso di creare uno spazio preciso dove le persone potevano esprimersi liberamente, sperimentarsi e mettersi in gioco. Da subito il teatro è diventato un nostro “cavallo di battaglia” e ha mantenuto questo aspetto nel corso degli anni e fino ad oggi. Ci tengo ad aggiungere che quasi da subito abbiamo costituito una sorta di compagnia teatrale amatoriale con cui fino a ora ci siamo presentati nelle varie rassegne teatrali a cui abbiamo partecipato: la compagnia teatrale “Handy Days”. Roberto Mariutti è rimasto con noi fino al 2007 circa, poi ho portato avanti io il laboratorio.

Prima di frequentare la cooperativa facevi la regista?
No, prima di arrivare in cooperativa non avevo mai fatto la “regista”, se non alle scuole elementari quando per le recite di carnevale mi improvvisavo piccola regista in erba. Ma l’aver preso in mano la conduzione del gruppo teatrale è stato un passaggio immediato e quasi scontato per me, sia per la mia naturale predisposizione al linguaggio espressivo teatrale sia perché ho fatto svariate esperienze a titolo personale e partecipato a vari percorsi formativi negli anni, l’ultimo dei quali nell’estate 2019 a Roma con il tema di “Teatro emozionale e disabilità”.

Mi piace molto l’idea che grazie a questo laboratorio sia stato possibile istituire uno spazio “magico” dove ognuno di noi può inventare qualcosa, esprimersi liberamente, liberarsi da maschere e condizionamenti per far emergere la propria essenza.
– Sara Mattei, responsabile laboratorio espressivo-teatrale 

Che emozioni ti suscita questo laboratorio?
La prima cosa che mi viene in mente è che questa attività è una di quelle cose che permette alla mia “bimba interiore” e alla mia parte creativa di restare vive! Mi piace molto l’idea che grazie a questo laboratorio sia stato possibile istituire uno spazio in qualche modo “magico” dove ognuno di noi può inventare qualcosa, può esprimersi liberamente sia con la voce che con il linguaggio non verbale, uno spazio dove ci si può anche liberare da maschere e condizionamenti per far emergere la propria essenza, quella più pura, dove è più facile ricordarsi che siamo tutti alla pari e accorgersi che ogni persona è portatrice di grandi tesori, dove avviene l’incontro e lo scambio. Indubbiamente le emozioni che provo portando avanti questo tipo di attività sono di gioia e gratitudine, soprattutto perché da sempre raccolgo impressioni, emozioni, sensazioni, parole positive da tutte le persone che provano questo percorso.

L’intento di questo laboratorio è quello di fornire ai partecipanti uno spazio protetto di libera espressione, dove ognuno possa stare bene, divertirsi, ridere, alleggerirsi, sperimentare, cercare e allenare la propria fantasia, affrontare anche i propri limiti.
– Sara Mattei, responsabile laboratorio espressivo-teatrale

Da chi sei supportata?
Attualmente nel progetto del laboratorio teatrale sono supportata dal mio collega Erik Tomarelli, che propone la parte relativa all’espressività vocale. Erik ha sostituito la collega Laura Miatton, ora in maternità, anch’essa con formazione specifica in ambito teatrale. Ci tengo a sottolineare la preziosa presenza negli anni della volontaria Mirna Sclabas (ora assente causa l’emergenza sanitaria da Covid) e la collaborazione di tutti quei colleghi che in svariati modi hanno supportato il progetto: dal presenziare nel gruppo teatro al lavorare per permettere la realizzazione delle prove e dei vari spettacoli con scenografie, costumi, musiche, testi. Desidero però aggiungere che il supporto in realtà lo ricevo ogni volta, in ogni incontro, da ogni singolo partecipante che è disposto a mettersi in gioco già con l’atto stesso del “provarci”.

A chi è rivolto questo laboratorio?
È rivolto a tutti coloro che hanno piacere di partecipare e voglia di mettersi in gioco. Da sempre il nostro gruppo teatrale è costituito da quasi tutti gli utenti del centro semiresidenziale desiderosi di parteciparvi, da utenti del territorio con progetti individualizzati, da alcuni operatori e volontari. Attualmente, sempre a causa delle nuove norme anti-Covid, non accedono più i volontari.

Qual è la filosofia con cui si fanno partecipare le persone?
Per prima cosa l’intento di questo laboratorio è quello di fornire ai partecipanti uno spazio protetto di libera espressione, dove ognuno possa stare bene, divertirsi, ridere, alleggerirsi, sperimentare, cercare e allenare la propria fantasia, affrontare anche i propri limiti. A ogni inizio incontro vengono ricordati due principi fondamentali che accompagnano il laboratorio: il primo è che “non c’è un giusto o sbagliato” ma tutto ciò che emerge dal singolo va bene (ovviamente sempre nel rispetto di persone e cose) e il secondo, strettamente collegato al primo, è ricordarsi di non giudicare ciò che fa l’altro.

A ogni inizio incontro vengono ricordati due principi fondamentali che accompagnano il laboratorio: il primo è che “non c’è un giusto o sbagliato” ma tutto ciò che emerge dal singolo va bene (ovviamente sempre nel rispetto di persone e cose) e il secondo, strettamente collegato al primo, è ricordarsi di non giudicare ciò che fa l’altro.
– Sara Mattei, responsabile laboratorio espressivo-teatrale

Ogni spettacolo si costruisce con il gruppo, mettendo insieme le idee che nascono spontaneamente da gesti, parole, movimenti di tutti. Si parte sempre da una prima fonte ispiratrice, l’idea primordiale (nel caso del lavoro attuale l’idea di “libertà”), una sorta di primo “canovaccio”, e intorno a questo ci si muove, rispettando i vari tempi e ritmi naturali. Non si lavora quindi con un copione prestabilito, già dato, ma il copione nasce durante il percorso. Questo implica un lavoro certosino di osservazione e raccolta delle idee e di tutto ciò che emerge negli incontri, poi occorre mettere tutto insieme creando così una storia che abbia il senso desiderato. Lavorare in questo modo richiede tempi lunghi ma i risultati finali sono davvero soddisfacenti e gratificanti.
L’incontro tipo è suddiviso in tre momenti precisi: il primo dedicato al rilassamento, alla consapevolezza del proprio corpo e del respiro; il secondo dedicato all’espressività vocale; il terzo al movimento, all’espressività del corpo e alla consapevolezza del proprio corpo, in movimento o statico, nello spazio e in relazione agli altri.

Ho due sogni: continuare a proporre il teatro nel territorio e costruire un metodo tutto nostro, una sorta di “teatro di Futura” che metta insieme le competenze, gli strumenti e tutte le nostre esperienze. Staremo a vedere.
– Sara Mattei, responsabile laboratorio espressivo-teatrale 

L’attività teatrale viene proposta anche nel territorio?
Sì. Nella primavera 2019, prima dell’evento Covid, abbiamo collaborato con la scuola elementare di Villotta di Chions proponendo un ciclo di incontri di espressività teatrale a una classe quinta insieme a tre dei nostri utenti. È stata un’esperienza significativa per tutti, entusiasmante e che ha lasciato segni positivi tutt’ora tangibili nei ricordi dei partecipanti. Un bel progetto di inclusione sociale che avremmo dovuto ripetere nella primavera 2020 con la nuova classe quinta della stessa scuola, ma che l’emergenza sanitaria globale purtroppo ha arrestato. Inoltre nell’ottobre 2019 abbiamo trasferito il laboratorio teatrale per una settimana a bordo di Nave Italia facendolo diventare parte del progetto di turismo sociale di quell’anno. In passato poi abbiamo partecipato a diversi eventi e rassegne teatrali portando così la nostra esperienza teatrale nel territorio.

Hai qualche sogno nel cassetto?
Ho due sogni. Il primo è continuare a proporre il teatro nel territorio, magari coinvolgendo anche le scuole medie, con progetti di inclusione sociale. Il secondo, molto più ambizioso, è quello di costruire insieme alla collega Laura Miatton un metodo tutto nostro, una sorta di “teatro di Futura”, mettendo insieme le competenze, tutti gli strumenti e le svariate esperienze. Staremo a vedere.


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