Dopo l’ictus di sei anni fa, la partecipazione al percorso post -trauma di Futura per ripartire dalle proprie passioni. «Nei miei quadri disegno il mio stato d’animo e insieme a me ci sono tutti i miei studenti».
«Porto sempre con me tutti i miei ragazzi, mi accompagnano anche oggi nei miei quadri»: quando parla dei suoi studenti si illuminano gli occhi a Sergio Ceccobelli. Sessantatre anni, professore di educazione fisica al liceo Le Filandiere di San Vito al Tagliamento, sei anni fa è stato colpito da un ictus cerebrale che gli ha stravolto la vita e ha lasciato pesanti strascichi sul corpo. Nel racconto della sua esperienza a scuola c’è ancora tutta l’emozione che l’ha accompagnato per tanti anni: «Il mio percorso al liceo non è stata una crescita professionale, ma una vera storia d’amore».
Un legame che oggi riemerge anche in un’altra passione, quella per la pittura, ereditata dal padre, Vincenzo Ceccobelli, umbro, pittore e violinista, anche lui insegnante: «Ho sempre dipinto paesaggi, – spiega il professore – ciò che oggi è cambiato è lo spirito con cui li affronto». Uno stato d’animo che si esprime perfettamente nel quadro esposto all’interno della reception di Futura, la cooperativa sociale sanvitese che ha attivato un percorso per persone con esiti da trauma in cui Ceccobelli sta sperimentando nuove attività di riabilitazione. Si tratta di una reinterpretazione dell’opera del pittore romantico tedesco Caspar David Friedrich intitolato “Viandante sul mare di nebbia”: «Io l’ho voluto chiamare “Solo”, perché è una visione di me e del mio attuale stato d’animo. La natura che io dipingo è sempre selvaggia, perché rappresenta lo spazio che si apre intorno a me e che è diventato pericoloso da quando non posso più muovermi come prima. Ogni volta che devo affrontare ambienti ampi ho sempre la sensazione di essere in pericolo. È proprio come nel dipinto: un muro di nebbia in cui non riesco a trovare la strada”.
Il mio percorso al liceo non è stata una crescita professionale, ma una vera storia d’amore.
– Sergio Ceccobelli, percorso post-trauma
Attualmente le opere di Sergio Ceccobelli si trovano all’interno dei locali di Futura e in alcune delle case gestite dalla cooperativa per i progetti di housing sociale. L’educatore che lo sta seguendo, Roberto Censoni, sta organizzando, inoltre, una mostra in provincia in collaborazione con i servizi del territorio e con il coinvolgimento di altri 4/5 artisti provenienti dagli ambiti della psichiatria e della disabilità. «Ci piacerebbe creare dei circuiti artistici alternativi – spiega Censoni – in cui vendere queste opere e finanziare, così, dei progetti educativi innovativi. Magari, perché no?, allestire un vero e proprio atelier dove far crescere le capacità delle persone e avere maggiore libertà di movimento». Un esempio di questo tipo di attività sono le sperimentazioni pittoriche con formati più grandi in cui sono stati inseriti recentemente elementi di psicomotricità. Dopo il trauma, infatti, Ceccobelli ha dovuto spostarsi in carrozzina: «Da due mesi, però, – prosegue l’educatore – la lasciamo a casa, perché ha iniziato a camminare sulle proprie gambe, aiutandosi solo con il bastone».
«Provo un piacere immenso a stendere il colore, mi dona molta serenità e tranquillità, – spiega il professore – forse anche più di prima. Mi piacerebbe riuscire a creare gradazioni cromatiche da cui far nascere le forme. La pittura è un modo per muovermi in questi spazi, con la mente. Montagne, colline, cascate, ho dipinto anche le distese di Marte, reinterpretate con i miei occhi, e ho immaginato di andarci e di portare con me, come degli astronauti, tutti i miei studenti». Anche nella pittura, infatti, è sempre presente il legame che unisce Sergio Ceccobelli con la scuola: «Fin da piccolo il mio sogno è sempre stato quello di insegnare ai giovani. Era bellissimo arrivare in palestra e vederli lì seduti che mi guardavano e aspettavano che gli dicessi cosa fare. Da tutti loro, ho ricevuto molto di più di quello che ho dato, mi sono arricchito moltissimo e oggi sono diventati per me una presenza costante anche nelle mie tele». Quasi fossero la sua forza per andare avanti e affrontare quella natura selvaggia in cui è difficile muoversi: «Quando ho dipinto un paesaggio di ghiaccio con me c’erano i miei studenti. Li ho portati sulle cime delle montagne, nei deserti, nelle distese d’acqua. Li tengo sempre tutti con me.»
Dai miei studenti, ho ricevuto molto di più di quello che ho dato loro e oggi sono diventati per me una presenza costante anche nelle mie tele.
– Sergio Ceccobelli, percorso post-trauma
La passione per l’insegnamento è stata anche la leva con cui coinvolgere il professore di educazione fisica in un altro progetto all’interno di Futura: la scorsa estate ha affiancato un educatore, Eric Tomarelli, nello sviluppo di un percorso ginnico per le persone con disabilità che frequentano il servizio semi-residenziale della cooperativa. «Abbiamo proposto – spiega Ceccobelli – specialità di atletica leggera utilizzando le stesse codifiche della Federazione Internazionale, ma adattandole alle difficoltà delle persone». Il salto in lungo, infatti, era stato trasformato in salto da fermo, mentre il getto del peso è rimasto invariato e sono stati mantenuti tutti i comandi della corsa veloce: dalla posizione sui blocchi al caricamento dei piedi. Il progetto è stato interrotto dall’emergenza Coronavirus, ma l’obiettivo è quello di riprenderlo e completare il percorso organizzando una gara interna in cui ci si può confrontare sulle varie attività.
Tra i paesaggi su cui Ceccobelli sta lavorando con la sua pittura ci sono anche le grotte sotterranee: “Mi piacciono questi ambienti, – spiega – ci si può nascondere e al tempo stesso guardare fuori come se fosse il buco della serratura. Nel buio del sottosuolo, è come se cercassi un riparo protetto da cui osservare il mondo». E magari farne una tana, un nascondiglio, un luogo dove fermarsi per aspettare che passi l’inverno, con la stessa pazienza che ha il seme, che proprio sottoterra crea le radici di quella che sarà la sua nuova vita.